domenica 27 gennaio 2013

La condiscendenza non è più una virtù

dieci giorni fa, o più - era in effetti il 14 gennaio 2013 - alcune colleghe sono state notate mentre parlavano fittamente a bassa voce, indicandosi reciprocamente dei fogli. Su uno di essi si intravedeva la riproduzione di un attestato.
A una considerazione più attenta, dal momento che - nel mio piccolo - avevo già trattato quel documento, ho capito che le due si stavano riferendo proprio alla questione della sua validità come abilitazione: anch'io mi ero posto l'interrogativo, e mi ero risposto di no; da qui avevo proceduto per l'invio di un avviso scritto alla persona, per sollecitare l'invio di altri documenti comprovanti la sua esperienza professionale.
Ma le due signore, assai infastidite per la mia intromissione, si sono espresse in senso diametralmente opposto: sostenevano che non solo il documento era abilitante, ma anche che la lettera in preparazione non sarebbe servita, anzi sarebbe stata vessatoria nei confronti del Cittadino.
A quel punto, dopo avere espresso - e argomentato sinteticamente il mio parere sulla base delle regole della Camera di Commercio, di fronte alla loro ostinazione sorda le ho "mandate a cagare" uscendo dalla stanza.
Pare che questo - mi è stato riferito dopo - abbia suscitato una canèa.
Lesa maestà si intrufolava nelle pieghe dell' "offesa" personale - udite: a una funzionaria. Nessuno parlava più con me, tutti si allontanavano dall' "appestato". Finché due giorni dopo la Responsabile mi ha parlato, spiegandomi come stavano le cose: tutti sono andati a lamentarsi del mio comportamento. Sono arrivati a chiedere una punizione formale: sono arrivati a proporre il mio allontanamento dall'ufficio.
Non vedevano l'ora di mettermi sotto accusa, al centro del cerchio come una strega.

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