lunedì 13 gennaio 2014

Radici irredente?

Il territorio circostante il Lago del Segrino (CO) è ricco di raggruppamenti di casolari e addirittura di ville; un tempo il terreno ora boschivo doveva aprirsi in pascoli ripidi ma redditizi, esposti al sole e resi miti dalla vicinanza delle acque lacustri.
Il clima mite e l'aria salubre, associati alla relativa vicinanza delle principali città e fra tutte di Milano, hanno attratto i possidenti che mandavano le consorti a "respirare" con figli e servitù nei mesi più caldi: di conseguenza le loro dimore si ingrandivano di pari passo con il loro successo negli affari, e pian piano costituivano dei modelli a cui tutti gli abitanti del posto guardavano con ammirazione, tentando di emularne le forme se non le dimensioni. Questo vale soprattutto per i giardini, nei quali non è raro, ancora oggi, notare piante che sappiamo essere tipiche di almeno due paralleli più in basso: banani, palme da dattero, fichi d'india.
Tra una recinzione e l'altra, quasi sempre sulle facciate più esposte ma non di rado anche nei vicoli, dove la vicinanza dei muri e lo spiovente dei tetti pare permettano l'ingresso a una sola lama di luce sottile, ecco spuntare la meridiana. Tutte quante, tranne una, hanno lo gnomone a ora vera, inclinato e orientato correttamente verso la Stella Polare; tutte quante riportano la curva del sole ai solstizi: in inverno quando la sfera luminosa è più bassa, e i raggi sono quasi perpendicolari al muro, l'ombra dello gnomone è corta e il suo girarsi in senso antiorario accompagna il Moto della Terra molto vicino al punto di inserzione dello stilo. D'estate, quando le giornate sono lunghe, il sole alto: i suoi raggi piovono radenti il muro e portano un'ombra dello stilo lunga lunga; essa disegna una curva convessa, morbida, elegante, che spesso lambisce la tredicesima ora di luce.
Qualcuno suggeriva che le meridiane hanno incontrato la loro fortuna con l'illuminismo: testimonianza del moto copernicano degli astri, assumevano alla lunga il significato di affermare con mitezza e con rigore ineluttabile insieme il fallimento del Disegno antropocentrico della Bibbia.
Per questo mi colpisce, percorrendo le valli del comasco e del lecchese, il numero elevato di orologi solari. Sembra un segno della persistenza - in luoghi dove il localismo più crudo e il cattolicesimo più intransigente si fondono spesso in atteggiamenti diffidenti e espulsivi verso "gli altri" - sembrano le meridiane un segno della resistenza, sotto la sabbia, tra il sottobosco ombroso, di un sentimento fiducioso nella razionalità umana e desideroso dell'unità del Cosmo; nello stesso tempo sono anche un gesto dimostrativo di curiosità, di cultura e di ricchezza; potenza del simbolo.

sabato 4 gennaio 2014

buon anno 2014 con qualche piccolo obbiettivo concreto

La questione della comunità - essere/sentirsi radicati nel luogo dove si vive; mettere in relazione questo con il luogo di lavoro - sollecita delle riflessioni in me che sono "scappato" dal paese trent'anni fa con l'idea di non tornare, e che ora che sto invecchiando mi trovo perennemente a cavallo della cresta, senza saper andare né di qua, né di là.
Sono apparentemente incapace di stabilire delle relazioni fertili con il territorio; eccetto che per le questioni pratiche: commercianti, meccanico, medico.
Mi scopro - in realtà l'ho sempre saputo ma non ho mai voluto accettarlo - persona che impara con le mani; e con i piedi, con le ginocchia, con la schiena.
Per questo motivo, ecco propormi due cose da farsi anche subito, con poche risorse.
Camminare i dintorni del posto dove abito. Il posto è assai articolato dal punto di vista del paesaggio, offre laghetti morenici e valli scolpite in massicci calcarei; ognuna di esse sarebbe da visitare e capire.
Mettere in campo una forma di organizzazione per cercare di condividere le competenze: la ipotesi più classica si richiama all'esperienza della "banca del Tempo". Questa sì, è una scommessa alta!
Vedremo.